martedì 1 novembre 2011

"Anamnesi mezza diagnosi" ovvero cerco una "Uscita d'Emergenza"

Ho scritto un racconto qualche mese fa, durante uno degli ultimi viaggi in aereo. L'ho scritto per me, perchè sentivo che la corrente di pensieri batteva con più veemenza del solito e necessitava una via di sfogo. Pensavo che nessuno mai l'avrebbe letto, ma poi, qualche tempo dopo, ho deciso io stessa d'inviarlo - senza fare ritocchi - ad un premio letterario organizzato da una associazione culturale. 
Mi aveva fatto bene scrivere di getto, e, d'altra parte, iniziavo a sentire anche il bisogno di far sapere al mondo cosa mi stesse succedendo. Sinceramente pensavo che al mondo non gliene importasse niente. Ed invece la prossima settimana sarò a Roma per partecipare, come finalista, alla cerimonia di premiazione del Concorso dell'Ass. Pragmata. 
Il bando indicava di scrivere un testo a partire dall'incipit "Cara Italia, puntini puntini" per poi seguire con l'intento di "dichiarare il proprio amore o gridare il proprio biasimo all’Italia di ieri, di oggi e di domani". Avoja a cose da raccontare. Il mio componimento è un sunto delle mie esperienze di vita e di lavoro, in una cronistoria degli ultimi 3 anni, punteggiata da molto poco camuffati accessi d'ira e lampi di disperazione, che danno al testo un tocco sentimentaloide che, devo ammettere, un po', ancora, m'imbarazza.
Trattandosi di uno scritto intriso di verità, le mie verità, dove non si fa ricorso ad escamotage letterari, a finezze di stile, a ricercatezze espressive - ed essendo completamente sprovvisto di qualsiasi genialità narrativa - mi ha sorpreso non poco che sia stato selezionato per la pubblicazione.

Il racconto s'intitola "Uscita d'emergenza" e descrive il mio stato d'animo attuale, che è, come s'intuisce, un misto di rabbia, sconforto, disperazione e frustrazione, frutto di 3 anni di precariato, 1 trascorso in Italia e 2 all'estero, per essere esatti. E, tanto per essere ancora più esatti e restare in tema col concorso, c'è da annotare che anche nei 2 anni vissuti a Madrid, ho continuato a lavorare per l'Italia, quindi sì, trattasi di un grido di biasimo verso il Bel(?)Paese, rigorosamente in meno di 9000 caratteri.
L'idea mi è venuta guardando i cartelli appesi allo schienale dei sedili degli aerei. Le icone simulano una situazione d'emergenza - l'incendio a bordo - ed illustrano la via d'uscita - il simpatico scivolo grazie al quale la solita signorina dalla chioma fluente si mette in salvo, nell'ultima vignetta. Ho pensato che vorrei proprio svegliarmi una mattina e trovare un grafico del genere appeso - che so - al frigo o all'armadio dell'ingresso, che abbia me come protagonista - al posto della signorina dalla lunga chioma - e che mi spieghi, in 4 semplici vignette, come trovare la via di fuga alla mia situazione d'emergenza: la mia quotidianeità. 
Dopo uno stage gratuito, uno semigratuito, 5 o 6 lavori diversi - non ricordo più - nell'arco dei 3 anni dopo la laurea, millemila contratti a progetto, miledimillemila colloqui, milledimilledimillemila risposte ad annunci di lavoro ed invii di curriculum, sono, adesso, veramente esausta.
Non mi dilungo nei dettagli delle singole esperienze per non dare a questo post una piega patetica (ci sarà modo di farlo, ho tutto un blog, l'ho aperto apposta*).  
Anzi, per ora concludo qui e vado a dormire, chè, magari, domani sarà "quel" giorno, il giorno in cui anch'io scivolerò via, verso un'altra vignetta, la prima di una nuova storia.

*NDA: Scherzo! Nel blog parlerò anche della vita a Madrid, anche perchè Madrid è parte integrante della mia "terapia".

2 commenti:

  1. Ciao,
    Mi chiamo Roberta, anch'io come te sono italiana ed anch'io come te vivo a Madrid e ancora anch'io come te sto cercando l'uscita d'emergenza perchè ciò che mi si prospetta d'aventi è solo un lancio nel vuoto!!!
    Se vuoi contattami!
    roberta.scrofani@gmail.com

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  2. Ciao Roberta!Sì, siamo in tanti a condividere questa situazione..Io, personalmente, sono arrivata ad un livello massimo di saturazione..Mi auguro che troveremo una via d'uscita o, se proprio dobbiamo lanciarci nel vuoto, speriamo almeno di riuscire a trovare un paracadute..e che l'atterraggio sia morbido:)Se vuoi, restiamo in contatto..mi trovi anche su facebook! Un caro saluto

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